Una
impenetrabile cappa sta offuscando i nostri cieli.
Un
lento e costante processo di "atrofizzazione"
delle coscienze, alimentato dal quotidiano dilagare dell'illegalità
(assurta, nei vari livelli, a norma di vita), dall'arroganza di una
criminalità che si autoalimenta delle inefficienze del sistema, e dalla
mortificazione di diritti fondamentali, sta imprimendo il corso della
nostra esistenza di "cittadini" verso un punto di non ritorno.
Cittadini
chiusi in se stessi e ridotti a soggetti passivi, che si sentono isolati
e incapaci di relazionarsi con la
civitas; caduti vittime di un
insanabile pessimismo indotto in parte dalla sensazione di impotenza
(che periodicamente raggiunge livelli parossistici di fronte alla
ciclica morte di innocenti), in parte dall'esaurimento delle energie
necessarie alla lotta quotidiana per l'affermazione delle regole, della
democrazia – spesso messa a dura prova da un sistema
autoreferenziale -, e dei diritti di tutti.
La
rassegnazione non può entrare a fare parte della nostra cultura. E tanto
meno possiamo consentire che le coscienze si
intorpidiscano – rischio ancora più devastante nei suoi effetti -.
E'
il momento di una riscossa delle coscienze che
riparta dal basso attraverso un processo di
riappropriazione del nostro ruolo di cittadini attivi, che possa
consentirci, per l'appunto, di "riappropriarci" della città, in senso
fisico e metaforico.
E'
tempo di invertire il processo di alienazione
dei cittadini dalle istituzioni e ristabilire con esse un dialogo
biunivoco, che consenta alla "società civile" di contare nei processi
decisionali che coinvolgono la collettività (cambiando l'ordine della
loro dinamica: dal basso verso l'alto e non viceversa) e,
contestualmente, alla stregua di una moderna agorà, di costruire, senza
forme di passiva "assuefazione" al potere, un luogo di incontro e
proposta che possa interloquire attivamente con le istituzioni in un
rinnovato esercizio di "parresìa".
E
allora,
buongiorno
Napoli:
·
E'
un "grido" di speranza e ottimismo. Il "giorno" presuppone che la
"notte" sia ormai alle spalle.
·
E'
un'affermazione positiva di "attesa". Prelude
al "nuovo" giorno che nasce dalle "nostre" mani, dopo che ci siamo
lasciati il vecchio alle spalle.
·
E'
un saluto, per dire: «Eccoci, siamo qui! » .
Troppe volte abbiamo sentito parlare di disfattismo e indifferenza dei
cittadini per la cosa comune. Noi, invece, vogliamo dire di "esserci" ed
essere pronti a fare la nostra parte.